Agli inizi del secolo scorso, il dott. Edward Angle studiò i rapporti che intercorrono fra le arcate, osservate in proiezione laterale (di profilo), quando i denti si trovano in contatto occlusale: basandosi sulle posizioni relative dei primi molari permanenti superiori ed inferiori, Angle individuò tre principali modelli di occlusione, delle quali una (I classe molare) può essere considerata normale, mentre le altre due (II classe e III classe molare) descrivono rapporti non corretti (in visione laterale) fra mascellare superiore e mandibola.

Nelle terze classi, la mandibola si trova in una posizione più avanzata del normale rispetto al mascellare superiore, con gli incisivi che contraggono in genere un rapporto di “testa a testa” quando non (nei casi più gravi) di palese inversione del morso (fig.1).

fig.1

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Alla base di una malocclusione scheletrica di III classe vi è molto spesso una mandibola eccessivamente sviluppata in senso antero–posteriore, anche se può coesistere la presenza di un mascellare superiore iposviluppato a peggiorarne il quadro.

Nell’età dello sviluppo, si può cercare di frenare la crescita di una mandibola esuberante mediante l’utilizzo di apparecchiature mobili le quali, tramite forze elastiche applicate sul mento e in direzione dei condili, ne rallentino lo sviluppo, o favorire la crescita di un mascellare superiore iposviluppato impiegando un apparecchio che in trazione ne stimoli la crescita in direzione anteriore (come la maschera di Delaire mostrata nel video seguente).

In età adulta, una grave malocclusione scheletrica di III classe che incida sulla funzionalità masticatoria e sull’estetica, può essere risolta solo facendo ricorso alla chirurgia maxillo–facciale.

In presenza di una malocclusione di entità più lieve, si può cercare di compensare la discrepanza scheletrica fra le due arcate lavorando sull’inclinazione degli elementi dentali anteriori, entro i limiti biologici consentiti.