Le apparecchiature mobili vengono in genere utilizzate in ortodonzia per intervenire su una situazione dentale e scheletrica in fase di sviluppo; esse sono perciò primariamente rivolte a pazienti in età puberale e pre–adolescenziale. La peculiarità della maggior parte dei dispositivi mobili è quella di lavorare sulle strutture ossee della bocca (oltre che sulla dentatura) al fine di indirizzarne la crescita in senso positivo. La crescita scheletrica è influenzata da fattori genetici (quindi ereditari) e da fattori ambientali (quindi acquisiti): è in particolar modo sui secondi che si può intervenire mediante gli apparecchi mobili ai fini di consentire uno sviluppo scheletrico e dento–alveolare armonici. Una delle apparecchiature mobili di più largo impiego è la placca di Schwarz (fig.1)

fig.1

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È costituita da una porzione palatale in resina, da ganci di ritenzione sui molari e da un arco vestibolare che passa davanti ai denti anteriori; all’interno della resina possono essere inserite viti di varie forme che hanno la funzione di espandere il mascellare in senso trasversale e/o longitudinale e molle, anch’esse di varie fogge, deputate ad agire sull’inclinazione di singoli denti.

Le variabili su cui può operare un dispositivo apparentemente semplice come questo sono molteplici, potendo agire non soltanto per mezzo delle sue componenti attive (viti, molle) ma anche passivamente, sfruttando gli effetti che hanno le variazioni della forma e degli spessori della parte in resina sulla crescita dentale e scheletrica.

Appartengono ad una categoria diversa, quella degli apparecchi mobili funzionali, il Bionator (fig.2) e il Fränkel (fig.3)

fig.2

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fig.3

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Lo scopo principale degli apparecchi funzionali è quello di stimolare o inibire la crescita dei mascellari riposizionando la mandibola e modulando le forze muscolari periorali. Vengono utilizzati soprattutto in presenza di discrepanze fra i mascellari sul piano sagittale (II classi con una mandibola poco sviluppata o III classi con una mandibola eccessivamente sviluppata).

In pratica questi apparecchi vengono realizzati in maniera tale che il paziente, una volta applicati, assuma una posizione mandibolare differente da quella abituale.

L’obiettivo è quello di stimolare (o inibire) la crescita ossea, in quanto si pensa che questo spostamento mandibolare prolungato nel tempo e per diverse ore al giorno, nell’età in cui la crescita scheletrica conosce il suo massimo sviluppo, conduca ad un aumento (o a una riduzione, nel caso delle III classi) della crescita condilare che possa migliorare il deficit sagittale.

Nel disegno delle apparecchiature funzionali sono incluse anche delle flange in resina che schermano le arcate dall’azione della muscolatura facciale e labiale, la cui eccessiva attività causa sovente deficit di sviluppo in senso trasversale (palato stretto) o un’inclinazione erronea degli elementi dentali anteriori (eccessivamente lingualizzati o protrusi).

Chiaramente anche in questo tipo di apparecchi, come nel caso delle placche di Schwarz, si può intervenire sugli spessori della resina per favorire o inibire l’eruzione di alcuni gruppi di denti (ad esempio i posteriori, per aprire il morso), tenendo presente che i denti tendono a crescere fintantochè non trovano un contatto occlusale: normalmente il contatto avviene con il dente antagonista dell’altra arcata ma se bisogna modificare le altezze dentali è la resina dell’apparecchio che guida il dente, contattandolo o meno, rispettivamente a fermare la sua corsa o ad erompere maggiormente.

Il lip bumper (fig.4) è un altro semplice dispositivo mobile che sfrutta l’azione muscolare del labbro inferiore per modificare attivamente la posizione dei molari inferiori e passivamente quella degli incisivi inferiori.

fig.4

fig.4

È costituito da un arco passante anteriormente ai denti inferiori e modellato in modo tale da esercitare una pressione sulla muscolatura del labbro inferiore, una volta inserito nei tubi delle bande cementate sui molari.

Il labbro inferiore (che è solitamente ipertonico nei casi in cui è richiesto l’impiego del lip–bumper), nel tentativo di riportarsi nella sua posizione abituale, esercita una pressione sulla parte anteriore dell’apparecchiatura che si trasmette ai molari, provocandone una disto–inclinazione (ovvero uno spostamento della corona in direzione posteriore); ciò permette di recuperare piccole quantità di spazio necessarie a risolvere un affollamento dentale.

L’azione di schermo dalla muscolatura esercitata dal lip–bumper sull’intera arcata inferiore, inoltre, consente all’arcata stessa di espandersi in senso trasversale; questo effetto, a differenza dello spostamento dei molari, è puramente passivo.

In fig.5 una placca di Schwarz removibile a cui è stata applicata una griglia, la cui funzione è quella di impedire alla lingua di interporsi fra le arcate nel caso di pazienti con morso aperto da interferenza linguale.

fig.5

fig.5

Un espediente per rieducare la lingua ad assumere la giusta posizione al momento della deglutizione può essere quello di realizzare un forellino su una placca mobile superiore, in corrispondenza dell’area retroincisiva del palato (fig.6). Il paziente tenderà spontaneamente ad occupare il foro con la punta della lingua, abituandosi con l’uso dell’apparecchio alla nuova posizione.

fig.6

fig.6

La doppia placca di Sander (figg.7–8) sfrutta il principio dei piani inclinati per posizionare la mandibola in avanti (e stimolarne quindi la crescita in pazienti con deficit mandibolare).

fig.7

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fig.8

fig.8

La placca superiore presenta due asticelle metalliche inclinate di circa 60° lungo le quali scorre la placca inferiore nel momento in cui il paziente chiude la bocca. La posizione mandibolare possibile a bocca chiusa è una soltanto ed è determinata dal rapporto fra i piani inclinati superiore ed inferiore in base ai quali sono state costruite le due placche. Questa nuova posizione della mandibola, obbligata ad assumere una relazione più protrusa, dovrebbe stimolarne la crescita ed in minor misura inibire lo sviluppo del mascellare superiore.

Il disegno della placca di Sander (ed il concetto biomeccanico che ne è alla base) ricalca quello del Twin block, che è il primo prototipo di doppia placca funzionale, dove sono i rapporti fra la placca inferiore e quella superiore a determinare la posizione obbligata della mandibola in chiusura; anche nel caso del Twin block, modifiche al piano occlusale della resina consentono l’eruzione differenziale dei denti e quindi il miglioramento del morso anche nei suoi rapporti verticali.

Un vantaggio non secondario dell’impiego dell’ortodonzia mobile è la possibilità di mantenere un’adeguata igiene orale, soprattutto in una fascia di età critica da questo punto di vista. La possibilità da parte del paziente di rimuovere l’apparecchiatura prima dei pasti, prima delle attività sportive e ogniqualvolta ne senta la necessità (ad esempio a scuola prima di un’interrogazione o in altre situazioni di socializzazione con i coetanei), rende questi dispositivi solitamente ben tollerati anche dai più piccoli.