Rientrano in questa categoria tutte quelle attività che, reiterate nel tempo così da diventare delle vere e proprie abitudini, portano allo sviluppo di malocclusioni; ad esempio:

  • succhiamento del dito o del ciuccio
  • respirazione orale
  • interposizione di oggetti (penne, matite, ecc.) o del labbro inferiore tra le arcate

Un’abitudine viziata di comune osservazione è il succhiamento del dito (o del ciuccio) che si protragga oltre i 3–4 anni di età, periodo entro il quale normalmente si interrompe nel bambino il desiderio di suzione collegato alla nutrizione.

fig.1

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Una persistente abitudine alla suzione può facilmente portare all’instaurarsi di malocclusioni legate all’interposizione dentale (morso aperto scheletrico, vestibolarizzazione degli incisivi superiori e lingualizzazione degli incisivi inferiori) e alla aumentata pressione dei muscoli periorali sulle arcate (contrazione dell’arcata superiore con conseguente morso crociato). L’instaurarsi di un morso aperto può condizionare la postura linguale a riposo e all’atto della deglutizione e della fonazione, con il possibile sviluppo di ulteriori problematiche quali la deglutizione atipica e difetti di pronuncia.

Anche la respirazione orale rappresenta un esempio di abitudine viziata. In pazienti con ipertrofia delle adenoidi o con patologie che causino comunque una ostruzione nasale cronica (ostruzione che rende difficoltoso il passaggio dell’aria per via nasale), la respirazione si svolge prevalentemente per via orale; questo modello respiratorio erroneo, se non affrontato tempestivamente (con risoluzione della problematica che ne è alla base), può portare a modificazioni in senso negativo della crescita facciale. Le possibili conseguenze di una respirazione orale che si protragga per troppo tempo nel corso dello sviluppo comprendono un aumento dell’altezza facciale con rotazione in senso orario della mandibola (la mandibola si posiziona costantemente più in basso per permettere il passaggio dell’aria attraverso la bocca, questo facilita una sovraeruzione dei molari e quindi un aumento delle altezze verticali), una contrazione dell’arcata superiore in senso trasversale (la posizione bassa della lingua di chi respira con la bocca genera una diminuzione della pressione intraorale che non riesce ad opporsi a quella, aumentata, extraorale dei tessuti molli) e una possibile incompetenza labiale (le labbra a riposo non riescono a creare un sigillo ma rimangono semiaperte).

fig.2

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Se l’abitudine viziata viene interrotta quando ancora il potenziale di crescita del bambino è buono, ci sono buone possibilità che le alterazioni scheletriche e dentali eventualmente instauratesi vadano incontro ad un certo grado di correzione spontanea, anche se spesso sono necessari dispositivi ortodontici che aiutino il piccolo paziente a superare le problematiche connesse all’abitudine pregressa.

È bene che l’attenzione venga dapprima focalizzata sull’aspetto psicologico del bambino, in quanto il persistere di taluni comportamenti tipici della prima infanzia possono nascondere problematiche legate allo sviluppo emotivo del piccolo; nel caso in cui queste problematiche risultassero assenti o irrilevanti, si può prendere in considerazione l’ipotesi dell’abitudine viziata come schema comportamentale acquisito, e su questo si può intervenire con il supporto del logopedista e dell’ortodontista per far sì che il bambino interrompa coscientemente la sua scorretta “routine”, imparando a gestire e a controllare i propri movimenti.