L’inclusione dentaria è la mancata comparsa nel cavo orale di un elemento dentario che abbia superato la fisiologica epoca di eruzione.

Osservato radiograficamente, il dente incluso appare localizzato all’interno dell’osso e, se normalmente conformato, presenta l’apice radicolare chiuso; poiché normalmente la formazione e lo sviluppo della radice dentale avvengono progressivamente durante il percorso di eruzione e l’apice radicolare si chiude solo a seguito della completa comparsa del dente nel cavo orale, va da sé che un dente completamente sviluppato che si trovi ancora all’interno dell’osso è un dente che per qualche ragione ha trovato ostacoli nel suo tragitto eruttivo ed ha finito con l’includersi.

Quando un elemento dentale erompe in arcata, l’eruzione del dente controlaterale dovrebbe avvenire nell’arco di sei mesi circa; quando viene superato questo periodo di tempo senza che si sia verificata l’eruzione, bisognerebbe valutare radiograficamente la coesistenza di problematiche che possano essere prodromiche di un’inclusione dentaria.

Tra le cause più rilevanti, la perdita precoce di un elemento deciduo con conseguente chiusura dello spazio, la deviazione dal normale tragitto di eruzione dell’elemento ed un trauma che conduca all’anchilosi del dente.

Il canino permanente superiore è il dente che più frequentemente va incontro ad inclusione (se si escludono i terzi molari). Quando ci si trova in presenza di un elemento incluso, bisognerebbe valutare la possibilità di disincluderlo applicando una trazione ortodontica, in quanto un dente incluso può andare incontro nel tempo a degenerazione cistica con gravi conseguenze a livello osseo. Dopo aver valutato radiograficamente la posizione del canino superiore all’interno del mascellare si predispone un’apparecchiatura fissa che supporti la trazione, solitamente effettuata per mezzo di una catenella metallica che, incollata al canino esposto chirurgicamente, lo metta in comunicazione con il cavo orale e quindi con l’arco ortodontico.

La prognosi di disinclusione del canino e la velocità con cui questa si manifesta dipendono da vari fattori, tra cui l’altezza del canino all’interno dello spessore osseo, la sua posizione vestibolare o palatale (quest ultima più frequente), la sua angolazione rispetto all’asse verticale, il rapporto del canino con gli elementi adiacenti e l’eventuale presenza di ispessimenti ossei e/o fibrosi gengivali che ostacolino la disinclusione.